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Coronavirus e perdita di olfatto

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Molti pazienti positivi al Coronavirus riferiscono una diminuzione di olfatto. La capacità di distinguere gli odori viene definita in gergo medico iposmia (se incompleta) o anosmia (se completa). Ma la diminuita capacità di sentire gli odori è permanente o transitoria? Cerchiamo di capire insieme cosa sappiamo al momento.

I cali olfattivi c’erano anche prima di COVID 19

Innanzitutto, occorre precisare che la diminuzione della funzionalità olfattiva è una evenienza che era abbastanza comune anche prima dello sfortunato avvento di COVID 19. Basti pensare ad una comune rinite allergica o ad una sinusite, patologie entrambe spesso collegate ad un brusco calo della capacità olfattiva. Entrambe queste patologie sono in grado di determinare quella che in gergo medico viene definita iposmia trasmissiva. Questo tipo di iposmia nasce dal fatto che l’agente odoroso non arriva a livello del nervo olfattivo e quindi non riesce a produrre la sensazione odorosa.




In altri casi la sensazione odorosa non viene scatenata perché il nervo olfattivo non funziona più. In questi casi si parla di iposmia percettiva. Questo tipo di iposmia è presente, giusto per fare un esempio, nel morbo di Parkinson. Purtroppo questa seconda categoria di iposmia ha una prognosi molto peggiore della prima, nel senso che raramente se ne guarisce.

La diagnosi e la cura delle iposmie trasmissive è uno dei compiti che viene spesso assolto dallo specialista in otorinolaringoiatria. Ma l’iposmia tipica di COVID 19 in quale di queste due categorie si colloca?

Olfatto e Coronavirus

Numerosi colleghi impegnati nelle zone rosse del Nord confermano che il calo della capacità olfattiva è una evenienza abbastanza frequente in corso di infezione da Coronavirus. Forse più frequente di quanto per adesso stimato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Che l’iposmia potesse essere frequente non era da dubitare, in quanto il virus si manifesta spesso con congestione nasale, un fattore di per sé in grado di determinare iposmia. Tuttavia, pare che l’iposmia possa essere presente precocemente anche in assenza di congestione nasale. Occorre sottolineare che molti altri virus, penetrando all’interno del nervo olfattivo, possono provocare iposmia e che anzi le infezioni post-virali sono una delle cause principali di iposmia. Per fortuna, nella maggior parte di casi, anche se si produce un danno al nervo, esso viene riparato e la perdita olfattiva non è permanente. Sarà così anche per il Coronavirus umano?




Ad oggi non esistono dati concreti sul fatto che il calo della capacità olfattiva sia definitivo o permanente. Il coronavirus animale (quindi non quello che interessa direttamente noi) ha un’alta capacità di penetrazione nel nervo olfattivo ma il comportamento sull’uomo potrebbe essere decisamente diverso. Solo ulteriori studi potranno rivelarci come stanno realmente le cose.

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