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Intervista al Dr. Francesco Londrillo – Insonnia

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Chi è il Dr. Francesco Londrillo

Francesco Londrillo
Il Dr. Francesco Londrillo, Psichiatra

E’ un piacere per me proseguire la sezione di interviste del nostro Blog intervistando il Dr. Francesco Londrillo, Medico Psichiatra,  Dirigente di Primo Livello presso il Servizio per le Dipendenze della ASL di Chieti-Lanciano-Vasto.

Ho avuto il piacere di conoscere il Dr. Londrillo alcuni anni fa, quando entrambi ci siamo trovati a frequentare il Master in Medicina del Sonno dell’Università di Bologna.

Il Dr. Londrillo è un professionista che colpisce per la sua profonda cultura medica specialistica. Ho ritenuto che fosse interessante porgli alcune domande riguardo l’insonnia, un disturbo che affligge milioni di italiani.




L’intervista

Dr. Londrillo,  l’insonnia è un disturbo molto comune. Ci puoi chiarire che cosa si intende per insonnia e quanti italiani ne soffrono?

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L’insonnia che tormenta un paziente.

La definizione più precisa dell’insonnia è fornita da un manuale statunitense, l’ICSD-3 (terza edizione della classificazione internazionale dei disturbi del sonno): l’insonnia è una difficoltà PERSISTENTE a iniziare il sonno e/o a mantenerlo durante la notte e/o a dormire un numero sufficiente di ore e/o ad avere un sonno di buona qualità. Questa/e difficoltà si verifica/no nonostante l’individuo si trovi  in condizioni ambientali idonee per dormire in maniera regolare e si traduce/ono in qualche disagio diurno (affaticabilità, senso di malessere, scadimento delle performance cognitive e/o lavorative e/o familiari, sonnolenza, alterazioni dell’umore, sonnolenza diurna, impulsività,  perdita della motivazione ad agire, propensione a incappare in errori e/o in incidenti, preoccupazioni per le difficoltà relative al sonno). Quindi, non possiamo parlare di insonnia se una persona non dorme la notte che precede un esame o un intervento chirurgico né se ci sono schiamazzi notturni a ridosso della stanza dove sta cercando di prendere sonno. Ugualmente è improprio usare la parola insonnia se un cattivo riposo notturno si verifica occasionalmente. Di grande importanza è il fatto che l’insonnia, per essere considerata tale a livello clinico, deve essere accompagnata da problemi diurni riconducibili a un sonno notturno breve, disturbato e/o frammentato.  L’epidemiologia dell’insonnia, in Italia come nel resto del mondo, è oggetto di controversie, con dati assai variabili a seconda del campione intervistato, del tipo di intervista e dei criteri che si usano per definire l’insonnia: secondo un sondaggio recente di Eurodap (Associazione Europea Disturbo da Attacchi di Panico) 7 italiani su 10 sono affetti da “Disturbi del sonno”, in particolare difficoltà a prendere sonno e a dormire senza risvegli notturni. Possiamo affermare in maniera abbastanza attendibile che circa il 10% degli italiani soffre di “Insonnia persistente (o cronica)” e il 30-40% di “Insonnia transitoria”.

E’ vero che l’insonnia si associa spesso a disturbi in ambito psichiatrico. In che modo? Soprattutto a che condizioni? In che modo influenza la prognosi?

Insonnia e disturbi psichiatrici
Insonnia e disturbi psichiatrici

L’Insonnia è un sintomo molto frequente in parecchi disturbi psichiatrici. Ricordiamo innanzitutto i“Disturbi di Ansia”, come gli Attacchi di Panico e l’Ansia Generalizzata, quando il paziente avverte una persistente ed eccessiva preoccupazione per un numero spropositato di eventi della vita quotidiana. L’Insonnia è apprezzabile assai spesso nei “Disturbi dell’Umore”, soprattutto la Depressione, ma anche il “Disturbo Bipolare”, caratterizzato dalla alternanza di periodi di Depressione e di Euforia, entrambe apparentemente immotivate. L’Insonnia può precedere il disturbo psichiatrico, costituendo sicuramente un fattore di rischio per la comparsa di Disturbi di Ansia e/o dell’Umore, ma anche esordire insieme ai sintomi caratteristici della patologia psichiatrica. La persistenza dell’Insonnia anche dopo la remissione del quadro psichiatrico è una eventualità abbastanza comune, soprattutto nei Disturbi dell’Umore, e certamente insidiosa perché espone il paziente a un aumentato rischio di recidiva. Il messaggio fondamentale è che MIGLIORE E’ LA CURA DELL’INSONNIA, MIGLIORE E’ LA PROGNOSI DEL DISTURBO PSICHIATRICO E VICEVERSA.

La gestione farmacologica dell’insonnia spesso viene demandata ai medici di famiglia perché risulta sempre un po’ complicato dire al paziente di rivolgersi ad uno psichiatra. Questo in altri paesi credo non avvenga. Ha una spiegazione? Consigli in merito?

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Perché rivolgersi ad uno psichiatra.

Non possiamo negare che esiste ancora una forte reticenza di tante persone a recarsi dallo Psichiatra: innanzitutto secondo parecchi l’Insonnia non è una malattia e, se anche lo è, non è ritenuta di importanza tale da doversi recare da uno specialista, meno che mai dallo Psichiatra perché si ha paura dei farmaci che lo Psichiatra potrebbe prescrivere e si teme di essere etichettati come “Malati Mentali” o “Matti”. Consigli in merito? Il Medico di Medicina Generale svolge un ruolo fondamentale perché è l’interlocutore iniziale e spesso unico del paziente: credo che debba sempre chiedere informazioni sul sonno notturno ai suoi assistiti e, se emergono difficoltà, soprattutto in quadri clinici complessi e/o quando i primi interventi non risultano efficaci, suggerire una valutazione specialistica Accogliere l’idea che lo Psichiatra non è “il medico dei Matti”, ma uno specialista che si occupa prevalentemente di individui con una normalissima vita lavorativa e di relazione e ha familiarità con farmaci che inevitabilmente il Medico di Medicina Generale padroneggia meno. I Neurologi sono specialisti con una competenza altrettanto valida nella gestione dell’Insonnia, addirittura maggiore degli Psichiatri se si parla di Insonnia associata a problemi neurologici

Si assiste spesso a prescrizioni di ipno-induttori non pienamente consone. Questo a volte può produrre il fastidioso problema dell’abuso. Consigli in merito?

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Medicine per curare l’insonnia?

I farmaci più largamente prescritti per il trattamento dell’Insonnia sono le “famigerate” Benzodiazepine, medicine assai note come Xanax, Minias, Tavor, Lexotan, En, Rivotril, giusto per citare i nomi commerciali più “famosi”. L’Insonnia, che sia un sintomo o una malattia, è spesso un disturbo lungo, ricorrente e associato ad altre condizioni mediche: non si può pensare di trattarla con qualche goccia o qualche compressa di Benzodiazepine, proprio per il rischio di doverne assumere in quantità sempre maggiore (la Tolleranza agli effetti del farmaco conduce all’Abuso che può evolvere in una condizione estremamente pericolosa, la Dipendenza). Innanzitutto bisogna capire se dietro l’Insonnia si nasconde un altro disturbo, perché, in tal caso, curando la malattia primaria, spesso si migliora o addirittura si regolarizza il sonno notturno. Assodato che c’è un problema autonomo di insonnia o che comunque la terapia della/e malattia/e concomitante/i non risolve il disturbo del sonno notturno, è necessario scegliere con cura il farmaco in base al tipo di insonnia. Per fortuna sono disponibili parecchi principi attivi diversi dalle Benzodiazepine per la cura dell’Insonnia: si va da composti naturali (in primis la  Melatonina, ma anche estratti di Melissa, Biancospino, Passiflora ecc.) fino a farmaci (per esempio Triazolam, Z-Drugs, Trazodone e altri psicofarmaci che, somministrati a bassi dosaggi esercitano un effetto piuttosto selettivo sul sonno senza intaccare le funzioni cognitive né la affettività) Gli ipno-induttori vanno assunti al minimo dosaggio e per il più breve tempo possibile, SEMPRE SOLO DIETRO PRESCRIZIONE E SOTTO STRETTO CONTROLLO MEDICO.

Ci sono nuove prospettive per il trattamento dell’insonnia?

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Prospettive Future

Come ogni malattia anche l’insonnia deve essere trattata partendo dalla adozione di corretti stili di vita: evitare l’assunzione di sostanze stimolanti già nel pomeriggio (vedi caffeina, nicotina, ginseng ecc.), sottrarsi a cene ipercaloriche e ad alcolici, non svolgere attività fisica e/o mentale intensa nelle ore che precedono l’addormentamento, utilizzare una camera da letto con caratteristiche di temperatura, umidità, luminosità ed esposizione ai rumori tale da promuovere il sonno, ecc…. Sta prendendo sempre più piede un trattamento non farmacologico dell’insonnia, centrato sulla CBT, terapia cognitivo-comportamentale, opzione che può affiancare l’intervento farmacologico o addirittura, in casi selezionati, sostituirlo. Questo trattamento può vantare evidenze scientifiche piuttosto solide a proprio favore e agevola un più rapido svezzamento dal farmaco. Sul versante farmacologico assistiamo a una fioritura di principi attivi, figlia delle acquisizioni sempre più precise sulla fisiologia del sonno, ma non sempre capaci di incidere in modo tangibile e positivo sul corso del disturbo.

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